Le cose nella vita arrivano nel momento opportuno ne un
secondo prima ne un secondo dopo, fateci caso. Le cosi dette “fatalità” o
“coincidenze”, come vengono spesso definite,
nella non sono altro che momenti in cui si manifestano i nostri sogni
più reconditi, quelli di cui non siamo pienamente consapevoli, quello che
sogniamo e vogliamo per noi.
Mi capita spesso, come è successo non più di 10 giorni fa, di entrare
nel mio studio e fermarmi davanti alla libreria per scegliere un libro perché
mi era venuta voglia di leggere e così a caso scelgo un libro che non ricordo
nemmeno quando l’ho acquistato, un libriccino alla vista piccolino nelle
dimensioni, lo prendo, guardo il titolo “I quattro accordi di Don Miguel Ruiz” e
leggo la prima pagina in piedi davanti alla libreria, e già da quella pagina mi
rendo conto che era il momento di leggere quel libro, perché dalle prime parole
mi risuonava qualcosa dentro, il libro è sulla mia stessa vibrazione del
momento della mia vita che sto vivendo. Letteralmente il libro l’ho divorato in
ogni pagina c’era qualcosa che dissipava la nebbia che mi avvolgeva, ogni riga
era una piccola luce che si accendeva ed schiariva il buoi che mi circondava,
ogni parola il suono di una voce che ti indica la strada da intraprendere. Cosi
mi ritrovo ancora davanti alla libreria per scegliere un altro libro guardo e
riguardo e i miei occhi ricadono sempre su un libro in particolare, acquistato
anche questo anni fa, penso all’incirca due anni fa, è un libro di Osho, non ho
mai letto prima un suo libro e penso “ok leggiamo questo” il titolo è tutto un
programma “Il libro dei segreti”. Fin dall’inizio mi accorgo che Osho è più impegnativo
nel leggerlo, ma già subito ho imparato ad apprezzarlo e tra le righe mi
accorgo che sembra una continuazione del libro finito poco prima, una sorta di
chiarimento, un approfondimento. Mi rendo conto di quanto sono inscatolato,
ingabbiato, rinchiuso in un sogno che viene chiamato realtà, ma di quale realtà
stiamo parlando?, di quella che vogliono farci passare per vita, inquadrati e
soggiogati da una realtà che non è la nostra, o parliamo della nostra realtà di
quella che vogliamo vivere. Mi chiedo, da adulto e genitore, quanto male stiamo
facendo ai nostri figli, quanto li stiamo addomesticando per essere come li vogliamo
noi, perché non gli insegnamo ad essere soltanto se stessi, ad avere dei sogni
e di realizzarli, perché si i bambini hanno paura di cadere e magari di farsi
male ma questo non vieta loro di rialzarsi ogni volta che cadono, non sanno
cos’è la sconfitta, non sanno cos’è arrendersi, loro di rialzano perché sono
curiosi di vedere, di capire, di toccare, di arrivare fino a quel che
desiderano. Quanto abbiamo perso, nella nostra evoluzione di diventare adulti,
del bambino che eravamo, quanto la società ci ha addomesticati a suo
piacimento? Pensate che assurdità, le
persone che sono libere da questo addomesticamento sono considerate pazze,
persone ad emarginare da richiudere, dei visionari. Preferisco essere un pazzo
e visionario piuttosto che essere u
giovedì 28 maggio 2015
venerdì 22 maggio 2015
CHI SONO?
Ma chi sono, una domanda che quasi tutti noi nel corso della
nostra vita ci siamo posti e quale risposta vi siete dati?
Qualcuno sarà esattamente quello che aveva immaginato da
bambino qualcun altro una persona totalmente diversa da quell’immaginario. La
vita ci porta e ci ha portato ha fare certe esperienze ed a circondarci di
persone che in qualche modo hanno influenzato noi e di conseguenza la nostra
vita in tutto e per tutto. Si anche io ho fatto esperienze, incontrato persone,
allacciato relazioni che mi hanno
portato ad essere l’uomo che sono e ad essere il padre che sono, con i miei
pensieri, i miei valori, le cose in cui credo, le persone che sono rimaste al
mio fianco, le persone che sono entrate ed uscita dalla mia vita, persone che
mi hanno dato e lasciato qualcosa di loro e persone invece che mi hanno solo
tolto qualcosa di me. Parlando con una persona ieri mi sono ricordato chi ero
da bambini e quali fossero le mie paure quelle cose che mi bloccavano che mi
facevano sentire in imbarazzo e se oggi penso e mi guardo indietro vedo quanti
ostacoli sono stato in grado di superare. Potrei credere che mi merito una
bella pacca sulla spalla per quanto sono stato bravo, la pacca ci sta, ma che
serva per farmi capire che di strada davanti a me c’è ne ancora molta da fare, perché
non si è mai arrivati si è sempre in viaggio, il bello della vita è proprio
questo che non c’è nulla di scontato ed ogni giorno, ora, minuto impariamo
sempre qualcosa di nuovo.
Ora penso ad un mio grandissimo amico che in questo momento
sta camminando sulla via dei pellegrini che lo porterà fino a Santiago de
Compostela e forse oltre. Una bellissima metafora della vita questo cammino,
sei da solo con in spalla uno zaino carico delle tue esperienze, all’inizio non
si sente tanto il peso ma con il proseguire del viaggio il peso fa la
differenza e cominciamo a capire che dobbiamo liberarci del superfluo di quello
che non conta più per noi, ma che è li solo perché in qualche circostanza
pensiamo che ci possa essere ancora utile, ma passo dopo passo
questo peso inizia a segnarci le spalle finché non arriviamo al punto che ci fermiamo
guardiamo dentro e iniziamo a togliere le cose che non ci servono più e le
lasciamo per strada. Noi siamo lo zaino e più cose chi portiamo nella vita e
più questa chi insegnerà che durante il nostro viaggio dobbiamo imparare a
lasciare andare il superfluo. Con questo mio amico mi sento spesso e in quello
che mi racconta vedo la bellezza e l’ironia della vita, cammini in mezzo a
tanti altri pellegrini ma sei da solo perché cammini con le tue gambe, con le
ginocchia che ti fanno male, con le tue vesciche ai piedi, le persone che ti
circondano possono aiutarti a rialzarti a darti dei consigli per farti passare
le vesciche o il male alle ginocchia ma poi in fondo sei tu che decidi di
continuare ed arrivare alla meta che ti sei prefissato.
Il cammino ti permette anche di
ritrovare te stesso e di vedere veramente chi sei, la tua determinazione, la
tua forza, il tuo amore per te stesso, la volontà di non abbandonare, sei libero
di piangere per la gioia o per il dolore, ti vedi senza maschere e ti mostri
senza maschere. C’è un rituale o meglio un saluto che si fanno i pellegrini
quando si incontrano ed è questo “Ultreya“ tradotto “Più avanti” e si risponde “Suseya, adjuva nos Deus“ che tradotto significa “In alto,
Dio ci protegge”.
Per me questo è un periodo che
sono alla ricerca e alla riscoperta di chi sono, di cosa voglio, di cosa mi
piace e di cosa mi far star bene, togliendo tutte quelle credenze e quei
pensieri di cosa possa pensare la gente di me, senza condizionamenti per quello
che gli altri vogliono che io sia semplicemente per essere accettato, è ora di
mettere al primo posto me stesso, di amarmi per quello che sono, di accettarmi
per quello che sono diventato anche se non è quello che volevo da piccino, ma
ho anche una bella notizia ho ancora tutta la vita per far si che io diventi
quello che voglio essere, di avere vicino a me le persone che mi fanno star bene
e meglio, di fare quello che mi piace, di alzarmi il mattino con il sorriso
sulle labbra e andare a letto ancora con il sorriso perché sono felice di
quello che ho fatto nella giornata perché le cose belle sono li che mi
aspettano ed è ora che io me le vada a prendere.
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